La superstizione Zande

Georges Dumezil
Rosenberg & Sellier

Betti Marenko
Giangiacomo Feltrinelli Editore

Come intendere la costruzione di soggettività quando la realtà del corpo è permanentemente alterata? E cosa accade alla nostra identità quando, per scelta, consegniamo il nostro corpo a un segno indelebile? Quale storia di noi stessi vogliamo riscrivere? O meglio, quante storie vogliamo essere? Marenko insegue le indicazioni, le suggestioni, i suggerimenti di quegli ambiti filosofici e antropologici che si sono interrogati sul corpo, da Spinoza a Deleuze a Rosi Braidotti, e simultaneamente raccoglie le narrazioni personali di quanti non solo hanno marcato i propri corpi in modo definitivo, ma ne articolano con lucidità e consapevolezza il significato. Sono finestre aperte su un mondo ribelle, nomade e in continua fuga.

René Guénon
Adelphi

Se c'è un libro che mostra fin dove si può spingere la comprensione di un simbolo, questo è "II simbolismo della croce". Pubblicato nel 1931, dopo i due grandi libri indiani ("Introduzione generale allo studio delle dottrine indù" e "L'uomo e il suo divenire secondo il Vedanta"), è l'opera in cui Guénon scelse l'immagine stessa su cui è fondata la civiltà occidentale cristiana per condurre una dimostrazione rigorosa e inflessibile, che permettesse di cogliere la "pluralità dei significati inclusi in ogni simbolo". I quali nel caso scorreranno davanti agli occhi del lettore come anelli di un'aurea catena: fra gli altri, la teoria indù dei tre guna (le qualità fondamentali che compongono il mondo), la simbolica della tessitura, l'Albero della Vita e l'Albero della Scienza, il rapporto fra il punto e l'estensione, il vortice sferico universale, infine la Grande Triade (Cielo, Terra, Uomo) della Cina arcaica.

AA.VV.
Sellerio editore

L. Garello
Fratelli Bocca Editori

Franco Cardini
Edifir - Edizioni Firenze

Mario Bussagli, Maria Grazia Chiappori
Rusconi

Christian Vogel
Garzanti Libri

Adria Tissoni
Campanotto editore

Gerd Hopfner
Museum für Volkerkunde

Eiko Ikegami
Harvard University Press

Modern Japan offers us a view of a highly developed society with its own internal logic. Eiko Ikegami makes this logic accessible to us through a sweeping investigation into the roots of Japanese organizational structures. She accomplishes this by focusing on the diverse roles that the samurai have played in Japanese history. From their rise in ancient Japan, through their dominance as warrior lords in the medieval period, and their subsequent transformation to quasi-bureaucrats at the beginning of the Tokugawa era, the samurai held center stage in Japan until their abolishment after the opening up of Japan in the mid-nineteenth century.

This book demonstrates how Japan's so-called harmonious collective culture is paradoxically connected with a history of conflict. Ikegami contends that contemporary Japanese culture is based upon two remarkably complementary ingredients, honorable competition and honorable collaboration. The historical roots of this situation can be found in the process of state formation, along very different lines from that seen in Europe at around the same time. The solution that emerged out of the turbulent beginnings of the Tokugawa state was a transformation of the samurai into a hereditary class of vassal-bureaucrats, a solution that would have many unexpected ramifications for subsequent centuries.

Ikegami's approach, while sociological, draws on anthropological and historical methods to provide an answer to the question of how the Japanese managed to achieve modernity without traveling the route taken by Western countries. The result is a work of enormous depth and sensitivity that will facilitate a better understanding of, and appreciation for, Japanese society.

Marco Santucci
Rocco Carabba editore

Indagine su miti, teorie e realtà delle identità greche nei secoli bui.